Vincenzo Ferrieri, AD Gioia Group Spa e Presidente UBRI

In foto: Vincenzo Ferrieri, AD Gioia Group Spa e Presidente UBRI

ALLA LUCE DELLE DICHIARAZIONI DI STATO DI CRISI DI ALCUNI BRAND DI RISTORAZIONE DI CATENA, UBRI FA IL PUNTO E CHIARISCE: «SBAGLIATO GENERALIZZARE»

 

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Tempo di lettura: 4 minuti

Esplosa come fenomeno tra il 2010 e il 2019, la ristorazione di catena è andata a riempire negli anni un ambito allora sottodimensionato in Italia, mettendo a segno una crescita importante. A che punto siamo oggi, dopo una pandemia, un lockdown e una ripartenza che ha richiesto a tutto il comparto Horeca – e sta ancora chiedendo – sacrifici importanti? Le recenti dichiarazioni di stato di crisi di alcuni brand riconducibili all’universo della ristorazione di catena, hanno fatto allarmare. Per questo UBRI – Unione Brand Ristorazione Italiana, realtà nata con l’obiettivo di contribuire alla crescita del settore della ristorazione organizzata in catena in Italia, ha voluto rendere noto il proprio punto di vista e fare chiarezza.

NON È UNA SORPRESA

«Le notizie relative alla dichiarazione di stato di crisi di alcuni brand del settore naturalmente ci dispiacciono a livello personale, ma non ci sorprendono – sottolinea Vincenzo Ferrieri, founder di Cioccolati Italiani, AD Gioia Group Spa e Presidente UBRI. – La ristorazione di catena è un settore giovane, in un certo senso ancora immaturo, in corso di assestamento. Nel 2020 si è scontrato con l’impensabile tragedia del Covid. È naturale che oggi, tre anni dopo, chi non era abbastanza strutturato ne paghi definitivamente le conseguenze. Si fa spesso l’errore di leggere la fase pandemica come un interruttore on/off, ma le sue conseguenze sono andate ben oltre i periodi di lockdown e vanno analizzate per i costi che hanno comportato nel lungo periodo, fino ad oggi».

“IL COMPARTO È OGGI PROPOSITIVO, PUR CONSERVANDO UNO SGUARDO PRUDENTE PER CAPIRE COME LE VARIAZIONI DEI CONSUMI DIVENTERANNO STRUTTURALI”

CONSEGUENZE DI LUNGO PERIODO

Conseguenze che perdurano nel presente. «Per fare qualche esempio – spiega Ferrieri – le imprese hanno pagato i costi di locazione e personale per oltre due anni, durante i quali i fatturati non sono stati minimamente all’altezza dei costi; non ci sono stati gli annunciati ristori da parte del Governo, nonostante il significativo impatto del comparto sul PIL; sono venuti a mancare gli abituali finanziamenti da parte di banche e fondi, e anche oggi la contrattazione sui rinnovi dei contratti d’affitto, in rialzo, non tiene conto dei due anni perduti. Oltre queste considerazioni basilari c’è il fatto che alcuni format, affidati a fenomeni di tendenza, si rivelino superati, e che sia regola d’oro dell’imprenditore non solo cavalcare le mode ma renderle attraenti nel lungo periodo».

SGUARDO PRUDENTE E PROPOSITIVO

«Tutto ciò per alcuni brand si è rivelato fatale, ma non per tutto il comparto che oggi, come dichiarato a inizio anno, è propositivo pur conservando uno sguardo prudente, per concedersi di capire come le variazioni dei consumi diventeranno strutturali, soprattutto in conseguenza allo smart working. Era stato in previsione di ciò che UBRI propose al Governo una sorta di Piano Marshall per la ristorazione nel 2020, ovvero un progetto a 10 o 20 anni, volto alla ristrutturazione di un comparto oggi sempre più potenziale e competitivo che deve diventare sistema, efficiente, fluido, sostenibile, per tutti, imprenditori, lavoratori e clienti. In questo senso UBRI offre ai propri associati momenti di confronto e scambio anche su questi temi strategici, per competere tutti assieme con cognizione di causa e conoscenza del mercato e delle sue opportunità».

A MAGGIO IL RINNOVO DEL DIRETTIVO

Nata in periodo di pandemia con l’obiettivo di unire idee e competenze di imprenditori e imprenditrici per contribuire alla crescita del settore della ristorazione organizzata in Italia, UBRI riunisce i più importanti marchi italiani della ristorazione di catena.

A maggio verrà aggiornato il consiglio direttivo, in scadenza dopo i 4 anni stabiliti.

 

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