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di Emanuele Mascherpa
(foto di copertina)

#risorseumane #feedback #team

Tempo di lettura: 4 minuti

UN VIAGGIO A PUNTATE PER CAPIRE COME GESTIRE CORRETTAMENTE LE RISORSE UMANE. NELLA TEORIA E NELLA PRATICA

Nella vecchia cultura manageriale il capo è una figura forte, autoritaria, sa tutto e deve far fare tutto ai propri sottoposti (termine orribile!). In quest’ottica, il modo comune di dare feedback assume il connotato del mitologico “cazziatone” “shampoo”: prendo una persona e la insulto. Ci siamo caduti tutti e qualcuno ci cade ancora, purtroppo.

Ma il feedback, quello vero, non serve a sfogare frustrazioni sui colleghi, serve – nel caso dei bravi manager – come strumento di crescita e relazione. Il feedback è un dono che facciamo alle persone che lavorano con noi o ci stanno accanto nella vita di tutti i giorni.

IMPARIAMO COME DARE QUESTO DONO

Primo: il feedback non è solo negativo, è anche e soprattutto positivo. La percentuale ideale è 80% di feedback positivi, che rinforzano comportamenti virtuosi e il resto (20%) feedback negativi, che da qui in avanti chiamerò “di miglioramento”.

Secondo: il feedback non è solo per le persone che lavorano a nostro riporto, ma può essere usato con i propri colleghi e anche (rullo di tamburi) col proprio capo.

 

2 ESERCIZI PER LA PROSSIMA SETTIMANA

1. Dai almeno due feedback positivi a collaboratori, colleghi o capo.
2. Prepara un DESC (feedback di miglioramento) per un tuo collega o collaboratore.

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ANATOMIA DEL FEEDBACK PERFETTO

Il consiglio è come sempre di lodare in pubblico e dare feedback di miglioramento in privato, meglio se faccia a faccia. Concentriamoci sul feedback di miglioramento che di solito è il più complesso da dare. Usiamo una formula magica: il D.E.S.C.

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Emanuele Mascherpa è formatore, coach, esperto in HR Management e Public Speaking. Ha lavorato per 16 anni nei Dipartimenti Risorse Umane di grandi multinazionali dei settori Beauty, Banking e Consulenza.

 

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